Il valore della cura e il benessere famigliare
Superare gli stereotipi porta benefici a tutta la famiglia
[Ci hanno segnalato un errore al link del Giardino dei Padri. Abbiamo provveduto a correggerlo e ringraziamo per la segnalazione. La redazione di 4e-p]
Oggi nella nostra società il lavoro di cura della casa, della famiglia, della prole, delle persone anziane o con disabilità è considerato un impegno di scarso valore. È un’occupazione spesso non retribuita o retribuita molto meno di tanti altri mestieri. Nelle famiglie se ne occupano per lo più le donne, gratuitamente, sacrificando così il tempo che potrebbero dedicare a una carriera che garantisca loro un ritorno economico e a discapito del loro prestigio sociale. Si genera così un circolo vizioso difficile da spezzare: il lavoro di cura, svalutato, è considerato appannaggio naturale della donna, che così vede il proprio ruolo sociale svalutato. Si rafforza quindi l’idea che spetti alla donna, socialmente meno rilevante, un lavoro di scarso valore come quello di cura.
Da decenni, i movimenti per la parità di genere perseguono l’obiettivo di distribuire più equamente la cura della casa e della famiglia, così da garantire a uomini e donne pari opportunità di accesso al lavoro retribuito, all’indipendenza economica e al riconoscimento sociale. Un approccio promettente per accelerare il cambiamento è quello di ribaltare il paradigma e riconoscere che il lavoro di cura è in realtà un compito di grande valore, imprescindibile per il benessere dei singoli e della società, e che spetta per natura a tutti gli esseri umani. D’altronde, la soddisfazione personale e il maggior equilibrio emotivo riferiti dai padri coinvolti in prima persona nella cura della prole trovano conferma nei risultati della ricerca scientifica. Cristina Valsecchi ci aiuta a comprendere questa dimensione poliedrica da una prospettiva globale.
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Papà canguro: il contatto continuo pelle a pelle giova a tutti. I benefici del metodo della “mamma canguro” sono noti e comprovati da tempo. Di recente, sono apparsi i primi studi che indagano quello che succede quando sono, invece, i papà a prendersi cura così dei loro bimbi e delle loro bimbe. I risultati dimostrano, anche in questo caso, vantaggi per la salute fisica e il benessere psicologico per tutte le persone coinvolte, un guadagno di consapevolezza e confidenza nelle proprie competenze da parte dei padri e lo sviluppo di un saldo legame di attaccamento.
Depressione dopo il parto: tra stigma e stereotipi anche i papà ne soffrono. Il 9% degli uomini va incontro a depressione entro il primo anno di paternità, secondo una metanalisi pubblicata nel 2020. La prevalenza è inferiore a quella della depressione materna, pari al 10-15%, ma comunque significativa. Eppure, la depressione post-partum maschile è un disturbo di cui si parla poco o niente, sommerso dallo stigma e dagli stereotipi di genere. In questo contesto, l’attività pediatrica può essere una grande risorsa.
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Il Giardino dei Padri: Forum sulla paternità e la promozione delle cure paterne: uno spazio di confronto, collaborazione e iniziativa collettiva che riunisce persone e soggetti impegnati nel sostegno alla paternità e nella promozione di una nuova cultura della responsabilità e delle cure paterne.
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Per ottenere un cambiamento concreto, più equo ed efficace, delle politiche sui congedi parentali e genitoriali, è indispensabile prendere in considerazione il punto di vista di chi ne è direttamente coinvolto. 4e-p ha appena lanciato un questionario rivolto a chi abbia figli e figlie piccole. Neogenitori: facciamoci sentire!
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09/08/2023
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