Paternità accudente come ricchezza
Condividere il travaglio, i primi 1000 giorni, e le conformazioni famigliari più disparate
Gli studi più progrediti in materia ci dicono che «il padre coinvolto precocemente [nella cura famigliare] provoca degli effetti benefici sull’età evolutiva, non solo per il successo scolastico, ma anche riguardo le compentenze sociali e il comportamento.» Abbiamo parlato di questi e altri benefici della paternità accudente con Alessandro Volta, direttore del Programma Materno-Infantile della AUSL di Reggio Emilia. Puoi recuperare la puntata del Podcast qui.
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In questo senso, vivere insieme l’esperienza stessa del travaglio e del parto è una tappa fondamentale per i genitori. Angela Giusti, ricercatrice dell’Istituto Superiore di Sanità e responsabile del coordinamento scientifico del Progetto 4e-parent, ci ricorda che inizia lì un processo di “sintonizzazione” del papà, a livello neurobiologico e ormonale, con l’esperienza che vive la madre partoriente. È un processo lungo, certo, ma supportarlo fin dal primo istante, lasciando la possibilità di vivere il momento come coppia - nei modi più disparati, ma sempre insieme - genera un arricchimento della salute e della relazione famigliare, che gli ospedali e i luoghi della nascita dovrebbero agevolare e valorizzare.
Se, da una parte, i ruoli del padre e della madre non sono totalmente intercambiabili nell’accudimento dell’infante, rimane fondamentale un impegno paritario nella continua evoluzione delle fasi dello svilluppo. Ne è un esempio il periodo dell’alimentazione complementare. Ossia l’introduzione graduale di alimenti semi-solidi e solidi, che integrano l’assunzione del latte materno, a partire dai 6 mesi di vita del bambino o bambina. Purtroppo spesso si sente ancora oggi utilizzare erroneamente la parola ‘svezzamento’; si tratta di un termine non corretto, perché in questa fase l’allattamento al seno non si interrompe, ma per l’appunto si integra progressivamente con l’assunzione di cibi solidi come aggiunta al latte materno. Più che mai in questo momento vale il gioco di squadra, nonché il buon senso e l’esperienza sul campo.
I primi 1000 giorni, cioè il periodo che va dai giorni precedenti il concepimento, passando per i 9 mesi di gravidanza, fino al compimento dei due anni di età del bambino o della bambina, sono determinanti per il suo sviluppo e il suo benessere futuro. Per questo, il progetto 4e-parent ha realizzato, e continua a pubblicare, una serie di schede informative, parlando con le specialiste e gli specialisti della salute in merito ai principali momenti legati a questi primi 1000 giorni e del loro impatto.
Ma se si desidera realmente ottenere questi benefici, occorre anche che l’Italia smetta di essere un “Paese contro i bambini”, affrontando in modo pragmatico e coraggioso i nodi che la tengono imbrigliata. Nell’articolo Genitori davvero alla pari: ecco l’uovo di colombo per promuovere la natalità, Cristina Valsecchi prende per le orecchie l’elefante nella stanza, il carico di lavoro femminile, senza dimenticare che esistono nuove generazioni di padri, i quali vengono incontro alle donne, chiendendo la possibilità di essere presenti per la loro famiglia.
Certo, un obiettivo ambizioso da raggiungere. Eppure la trasformazione socio-culturale è già in atto ed è importante sostenerla. Affrontare in modo pragmatico e coraggioso i problemi della genitorialità in Italia, tuttavia, significa anche distogliere lo sguardo dalle idealizzazioni della famiglia, per rivolgersi alla realtà concreta e variegata che ne compongono i bisogni e le potenzialità. Jacopo Mengarelli ha scelto di parlarne nell’ultima puntata di ‘Essere Padri, Prendersi Cura’, andando a intervistare Michele Marra, epidemiologo e padre in una famiglia “allargata”.
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23/07/2024
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